In Italia mancano le competenze digitali. Sangue: «C’è bisogno di professionalizzazioni ad alto valore aggiunto»

Nel 2021, poco meno della metà delle persone di 16-74 anni residente in Italia ha competenze digitali almeno di base (45,7%) e l’Italia è agli ultimi posti della graduatoria europea in questo ambito. È quanto ha rilevato l’Istat a giugno 2023.
Le competenze digitali, almeno di base, sono caratterizzate da un forte divario di genere a favore degli uomini che, nel nostro Paese, è di 5,1 punti percentuali. Va però sottolineato che, fino ai 44 anni, tale distanza si annulla e in alcuni casi si inverte di segno. Nel nostro Paese è presente un forte gradiente tra Centro-Nord e Mezzogiorno, ad eccezione della Sardegna, che si attesta sul valore medio. Le regioni dove le competenze digitali almeno di base sono più diffuse sono il Lazio (52,9%), seguito dal Friuli-Venezia Giulia (52,3%) e dalla Provincia Autonoma di Trento (51,7%).
L’80,3% delle persone di 25-54 anni con un’istruzione terziaria possiede competenze digitali almeno di base, valore quasi in linea con quello medio EU27 (83%), mentre tale quota cala al 25% per quelli con titolo di studio primario, con una distanza di circa 8 punti percentuali rispetto al valore medio EU27.
Nel 2021, le persone hanno competenze digitali più avanzate per e-skill legati ai domini della “Comunicazione e collaborazione” (75,8%) e dell’Alfabetizzazione su informazioni e dati” (58,5%) rispetto a quelli legati alla “Risoluzione di problemi” (47%), alla “Creazione di contenuti digitali” (41%) e alla “Sicurezza” (36%).
Le competenze digitali specialistiche interne alle imprese sono appannaggio di quelle con almeno 250 addetti (75,0%) e di quelle del settore ICT (64,1%). Le PMI italiane sono tra le prime in Europa a esternalizzare la gestione delle funzioni ICT (il 57,2% utilizza solo consulenti esterni).
Sul tema delle competenze e sulla necessità di individuare strategie a lungo termine hanno dibattuto rappresentanti di istituzioni, parti sociali e imprese nel convegno intitolato “Il superamento del mismatch per l’occupazione e la competitività attraverso l’apprendimento permanente” promosso da FondItalia e organizzato da ExpoTraining, che si è svolto giovedì 22 giugno nell’Aula dei Gruppi Parlamentari alla Camera dei Deputati, a Roma.
« Dobbiamo essere molto onesti e parlarci con tutta franchezza: l’Italia ha un bisogno urgente di professionalizzazioni ad alto valore aggiunto e, fintanto che le nuove generazioni non saranno pronte per affrontare le sfide che li attendono, dobbiamo investire fortemente e con decisione sulla platea di potenziali lavoratori che offre il mercato – ha detto nel suo intervento il Direttore di FondItalia Egidio Sangue -. Per farlo, le risorse ci sono, le imprese sono attente e presenti. Dobbiamo utilizzare gli strumenti che abbiamo in maniera profittevole perché, faccio una provocazione, siamo certi che le competenze richieste non ci siano o non riusciamo a individuarle con gli strumenti che abbiamo a disposizione?».
Il tema dell’importanza delle competenze digitali nella crescita del sistema Paese è stato al centro dell’intervento di Valentina Aprea, ex Assessore all’Istruzione della Regione Lombardia ed esperta politiche della formazione e del lavoro. Secondo Aprea, «pur avendo ancora la terza disoccupazione giovanile d’Europa e il record di 3 milioni di NEET continuiamo ad avere ogni anno oltre 140 mila posti di lavoro, riservati a diplomati e laureati, che non vengono occupati perché non si trovano giovani in possesso delle competenze richieste».
« Il PNRR ha sostanzialmente ammesso che non ci potrà essere nessuna modernizzazione del nostro Paese – ha detto ancora Aprea – se non si provvederà, in tempi brevi, a creare una nuova generazione di tecnologi che abbiano le competenze per trasformare con le tecnologie più avanzate – dall’intelligenza artificiale alla robotica – i settori della vita pubblica e privata. Questa consapevolezza ha ispirato tre interventi pubblici, indicati nel Piano, che sono in via di attuazione e che dovrebbero essere in grado di portare, appunto, l’Italia a compiere progressi verso una maggiore e più diffusa competitività. Le riforme riguardano i percorsi degli Istituti Tecnici e Professionali e quelli del sistema degli ITS Academy con un investimento di 1,5 miliardi. Va colta, ora, questa occasione per ripensare l’intera filiera tecnologico professionale, soprattutto superando la separazione tra istruzione tecnico-tecnologica e quella professionale, attraverso percorsi che siano sempre più integrati, modulari, graduali e continui».