La guerra in Ucraina mette a rischio la crescita economica globale

La guerra di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina avrà conseguenze durature sull’economia mondiale. Secondo l’’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico “i movimenti dei prezzi delle materie prime e dei mercati finanziari visti dallo scoppio della guerra potrebbero ridurre la crescita del Pil globale di oltre 1 punto percentuale nel primo anno, con una profonda recessione in Russia, e spingere l’inflazione globale dei prezzi al consumo di circa 2,5 punti percentuali”.
La valutazione, inserita all’interno di un report prodotto dall’Ocse per analizzare gli impatti e delle implicazioni politiche della guerra in Ucraina, sottolinea come il conflitto si tradurrà “in un sostanziale freno a breve termine sulla crescita globale e in pressioni inflazionistiche significativamente più forti”.
Lo scrive l’Ocse nel suo Report di valutazione degli impatti e delle implicazioni politiche della guerra in Ucraina spiegando che “la portata dell’impatto economico del conflitto è molto incerta e dipenderà in parte dalla durata della guerra e dalle risposte politiche, ma è chiaro che la guerra risulterà in un sostanziale freno a breve termine sulla crescita globale e in pressioni inflazionistiche significativamente più forti”. “La guerra – si legge nel Report – ha evidenziato chiaramente che molte economie dell’Ocse dipendono pesantemente dall’energia dei combustibili fossili con un alto rischio di shock dei prezzi e persino di carenze”, da qui “l’importanza di ridurre al minimo la dipendenza dalla Russia per le importazioni di energia”. Nel breve termine, secondo l’Ocse, “molti governi dovranno attutire il colpo dell’aumento dei prezzi dell’energia, diversificare fonti di energia e aumentare l’efficienza dove possibile”. Uno stop delle esportazioni di energia dalla Russia comporterebbe però anche “un potenziale rischio economico” il cui “impatto è difficile da quantificare, ma potrebbe essere brusco date le limitate possibilità di sostituire forniture dai mercati mondiali nel breve termine e i bassi livelli di riserve di gas”.
Draghi: Intervenire subito per aiutare famiglie e imprese
Una previsione che trova riscontro nelle dichiarazioni rilasciate dal presidente del Consiglio Mario Draghi venerdì 18 marzo dopo l’incontro con i capi di governo spagnolo Pedro Sanchez, portoghese Antonio Costa e greco Kyriakos Mitsotakis. Secondo il premier «l’invasione ucraina ha aperto un periodo di forte volatilità sui mercati delle materie prime che si è aggiunta ai rincari. Draghi ha detto di voler spingere la Commissione europea e i Paesi membri ad adottare «misure incisive» e «una gestione comune del mercato dell’energia conviene a tutti».
Confcommercio: le imprese del settore pagheranno 160% in più dell’anno scorso
I rincari legati agli aumenti dei costi energetici stanno mettendo in grande difficoltà gran parte del mondo economico italiano con un conseguente aumento dei prezzi finali di prodotti e servizi. Secondo Confcommercio, audita in Commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera nell’ambito dell’esame del dl bollette, un aggravamento delle tensioni internazionali potrebbe comportare per le imprese del settore del commercio, della ricettività, della ristorazione una maggiore spesa energetica di quasi 30 miliardi di euro nel 2022, con un incremento di oltre il 160% rispetto al 2021. La Confederazione sottolinea che gli stessi motivi potrebbero causare 21 miliardi di extra costi per il carburante per il solo autotrasporto. Il governo italiano ha fatto sapere di essere «al lavoro per limitare l’impatto di questi rincari sulle imprese e le famiglie».