La sicurezza sul lavoro e i contagi da Covid-19

La sicurezza sul lavoro deve essere una vera priorità sociale. Lo ha detto Franco Bettoni presidente dell’Inail presentando la Relazione annuale sui dati relativi all’andamento degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali nel 2019 sul bilancio dell’Istituto e sui risultati più importanti ottenuti nell’ambito della ricerca, delle politiche in materia di prevenzione, cura e riabilitazione, investimenti e iniziative promosse per fronteggiare l’emergenza da Coronavirus. Un richiamo importante alle istituzioni, alle parti sociali e al mondo produttivo per un impegno a rendere sicuri i luoghi di lavoro.
Contagi e decessi per Covid-19
Proprio la recente epidemia ha fatto registrare fino al 30 giugno scorso (dati raccolti e diffusi dall’Inail in un report nazionale dove è possibile leggere anche l’analisi sulle singole regioni) quasi 50mila contagi da Covid-19 sui luoghi di lavoro, con una concentrazione di denunce al Nord circa 80% rispetto al Centro (quasi il 12%) e Sud e Isole (8%), e con la Lombardia che risulta la regione più colpita sia per casi denunciati (36%) che per decessi (circa il 45%). Solo la provincia di Milano ha il 30% dei contagi di tutta la regione, mentre nella provincia di Bergamo si concentra la maggior parte dei decessi. Tra i casi mortali l’82,5% riguarda gli uomini compresi nella fascia d’età 50-64 (quasi il 70%) e over 64 (circa il 20%). Se invece si prendono in considerazione i contagi di origine professionale il 72% sono donne e la media dell’età scende a 47 anni.
I settori più interessati dall’epidemia
Nei dati Inail emerge anche che circa il 99% delle denunce riguarda la gestione assicurativa dell’Industria e servizi. Rispetto alle attività produttive, il 72,1% del complesso delle infezioni denunciate e il 26,1% dei casi mortali si concentrano nel settore della sanità e assistenza sociale. A seguire i servizi di vigilanza, pulizia, call center, il settore manifatturiero (addetti alla lavorazione di prodotti chimici, farmaceutici, alimentari), le attività di alloggio e ristorazione, il commercio e il trasporto e magazzinaggio. Sono stati quindi i medici e tutti gli operatori socio-assistenziali ad essere maggiormente coinvolti dall’epidemia con oltre il 40% dei contagi denunciati, tra questi l’83% si riferisce alla sola categoria degli infermieri.
La sicurezza sul posto di lavoro
L’emergenza sanitaria ha portato di nuovo in primo piano alcune fragilità del nostro sistema, e quindi anche la necessità di estendere le protezioni per infortuni o malattie professionali a tutte le categorie di lavoratori anche con diverse tipologie contrattuali. In particolar modo è necessario tutelare coloro che ad esempio durante il lockdown hanno continuato a lavorare rischiando di ammalarsi: non solo gli operatori sanitari, ma anche i riders e i corrieri che hanno effettuato le consegne a domicilio, gli operai e impiegati e tutti coloro che non hanno interrotto i lavori nelle industrie o nelle aziende.
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