L’occupazione cresce. Ma secondo il Rapporto Censis-UGL le retribuzioni non sono sufficienti

Loccupazione nel nostro paese cresce, ma le retribuzioni non sono adeguate. 

Secondo i rilevamenti Istat, infatti, a marzo il tasso di occupazione si è attestato al 59,9%, con il tasso di disoccupazione che è tornato sui livelli del 2010 all’8,3%, mentre quello di inattività si è riportato al livello prepandemico con un 34,5%. Rispetto a un anno fa, la crescita del numero di occupati è pari a 800mila unità: in oltre la metà dei casi si tratta di dipendenti a termine, la cui stima raggiunge così quota 3 milioni e 150 mila, il valore più alto dal 1977.

Rapporto Censis-UGL: per il 64% dei lavoratori retribuzione non adeguata

Tuttavia, a fronte di un aumento del numero dei lavoratori attivi, per il 64,3% dei lavoratori la propria retribuzione non è adeguata al costo della vita. Il 10,4% dei lavoratori dipendenti è sottopagato. Il 19,8% è impiegato part-time, mentre lavora in remote il 52% degli occupati. Il 65,9% richiede formazione per la sicurezza informatica. Sono solo alcuni dei dati che emergono dal Rapporto Censis-UGL Tra nuove disuguaglianze e lavoro che cambia: quel che attende i lavoratori” presentato a fine aprile 2022. 

Il mercato del lavoro è sempre più ostico per giovani, donne, migranti e lavoratori meno qualificati. Nella percezione collettiva sono aumentate le disparità e il lavoro è diventato epicentro di contraddizioni. Da un lato, le nuove opportunità legate al remote working e al digitale, dallaltro la precarietà che diventa condizione strutturale di lungo periodo. Per il 93,3% degli occupati serve più attenzione per le condizioni dei lavoratori, mentre per il 64,9% dei giovani il lavoro è solo un mezzo per avere reddito da spendere in attività diverse.

Per il 64,3% dei lavoratori la propria retribuzione non è adeguata al costo della vita. Del resto, nel 2010-2020 le retribuzioni lorde dei lavoratori italiani sono diminuite dell8,3%.I giovani fino a 29 anni guadagnano il 40% in meno dei lavoratori over 55, mentre le donne il 37% in meno dei maschi. Chi ha un contratto a tempo determinato è il 32% in meno di chi è a tempo indeterminato. Chi lavora nel mezzogiorno guadagna il 28% in meno di chi risiede nel Nord-Ovest. Il 10,4% dei lavoratori dipendenti, poi, è sottopagato, cioè può contare su una retribuzione mensile inferiore ai valori soglia di 953 euro per il full-time, di 533 euro per il part-time.

La formazione è considerata essenziale dai lavoratori per fronteggiare le disparità crescenti: il 67,8% degli occupati teme nuove e più ampie disuguaglianze a causa della diversità di competenze digitali. Inoltre, l84% dei lavoratori vuole supporto su aspetti specifici del proprio lavoro, dalle competenze alle tecnologie utilizzate. Infine, il 65,9% richiede formazione per la sicurezza informatica.

Secondo Paolo Capone, segretario generale dellUGLil mondo del lavoro, negli ultimi anni, è cambiato molto, spesso acuendo disuguaglianze e criticità, anche a livello sociale. Dalla politica sono giunte risposte finora poco incisive e lungimiranti, penalizzate anche da un biennio di crisi e di emergenza continua dovuta alla pandemia, che ha accentuato precarietà e polarizzazione del mercato del lavoro. Queste tematiche emergono con chiarezza dal Rapporto CENSIS-UGL, con il quale abbiamo voluto sottolineare non solo le trasformazioni in atto, ma soprattutto le condizioni dei lavoratori, in molti casi sottopagati, bisognosi di più formazione professionale, con scarse tutele. Occorre, quindi, invertire al più presto la rotta. Il lavoro deve tornare a svolgere il suo ruolo di realizzazione personale e sociale e, soprattutto nei momenti di crisi, sostenuto con un welfare dignitoso”.

Ricerca Svimez: gap salariale fra nord e sud 

Sul gap fra livelli di retribuzione fra, da una parte lavoratori del nord e del sud, e dellaltra fra uomini e donne, insiste uno studio Svimez pubblicato anchesso a fine aprile. Svimez rileva che un co.co.co meridionale incassa la metà degli altri italiani, i dipendenti privati il 35% in meno. La retribuzione annua di un dipendente è di 15 mila euro al Sud contro i 22 mila del Nord (sotto di un terzo). Per le donne va anche peggio perché hanno il doppio gap, di territorio e di genere: guadagnano meno degli uomini (il 27% in media nazionale) e ancora meno se al Sud.