Mancano i laureati e i lavoratori lasciano il lavoro: doppia tegola sul mercato del lavoro

Da una parte la difficoltà di reperire sul mercato del lavoro laureati in materie scientifiche, dall’altra l’aumento di chi sceglie volontariamente di lasciare il posto di lavoro, alimentando quel fenomeno nato dopo il primo anno di pandemia negli Stati Uniti e ormai conosciuto anche in Italia: la Great Resignation, alla base del quale c’è sicuramente un maggiore dinamismo del mercato del lavoro, ma anche la voglia di trovare un migliore equilibrio fra occupazione e vita privata.
È il doppio volto dell’anno che si è da poco concluso, offerto da due fonti autorevoli: da una parte Unioncamere e Anpal, dall’altra il Ministero del Lavoro.
La difficoltà di trovare laureati
Secondo il Bollettino annuale 2022 del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, tra i titoli di studio i più difficili da reperire nel 2022 sono stati: laurea in indirizzo sanitario paramedico (con una difficoltà di reperimento del 65%), laurea in ingegneria elettronica e dell’informazione (61%) e laurea in scienze matematiche, fisiche e informatiche (60%).
Continua a crescere nel 2022 la domanda di personale laureato da parte delle imprese, ma quasi in un caso su due la ricerca risulta particolarmente difficile. Lo scorso anno la domanda di laureati ha superato le 780mila unità, arrivando a rappresentare il 15,1% del totale dei contratti che le imprese intendevano stipulare, in aumento di 1,4 punti percentuali rispetto al 2021. Il 47% di questi profili, però, risulta difficile da trovare, richiedendo alle imprese una ricerca che può impegnare anche 4-5 mesi.
Sono poco meno di due milioni le assunzioni nel 202, per le quali le imprese hanno riscontrato difficoltà, circa 600mila in più rispetto all’anno scorso, ma quasi il doppio, un milione, di quanto evidenziato prima della pandemia.
In particolare, a fronte di una crescita significativa delle entrate previste nel 2022 (5,2 milioni, in aumento dell’11,6% rispetto al 2021 e del 12,2% rispetto all’anno prima della pandemia), il mismatch ha superato la quota del 40% delle entrate complessive, oltre 8 punti percentuali in più rispetto allo scorso anno e 14 punti percentuali in più rispetto al 2019.
Oltre ai laureati nelle discipline scientifiche, le imprese fanno fatica anche a trovare diplomati in elettronica ed elettrotecnica (60%) e quelli in meccanica, meccatronica ed energia (56%), i qualificati con indirizzo elettrico (57%).
La voglia di abbandonare il proprio lavoro
E se il mercato del lavoro è in difficoltà nel trovare profili specializzati, un’altra tegola si è abbattuta nel 2022 sulle imprese: il fenomeno delle dimissioni volontarie dal lavoro.
Secondo i dati trimestrali sulle comunicazioni obbligatorie al Ministero del Lavoro, sono state oltre 1,6 milioni le dimissioni rassegnate nei primi nove mesi del 2022, con una crescita del 22% rispetto allo stesso periodo del 2021, quando ne erano state registrate più di 1,3 milioni.
Tra le cause di cessazione dei rapporti di lavoro, le dimissioni volontarie sono al secondo posto dopo la scadenza dei contratti a termine. La cosiddetta Great Resignation coinvolge sia uomini che donne, con una maggioranza del genere femminile.