Nel settore della distribuzione crescerà l’impiego dei robot

Articolo redatto da Osservatorio FondItalia
Nei magazzini è destinata a crescere l’automazione. Si tratta di un’evoluzione che era stata massicciamente anticipata da Amazon un decennio fa, quando, nei suoi giganteschi centri di distribuzione, cominciò a sostituire manodopera umana con macchine, fino ad arrivare, oggi, ad impiegare 350 mila robot in tutto il mondo. Paradossalmente, nel breve termine, questo impiego di robot non è andato a discapito dell’utilizzo di manodopera umana.
Con la pandemia si è registrata un’esplosione del commercio online, a cui molte aziende hanno dovuto far fronte assumendo lavoratori temporanei nei propri magazzini. Negli Stati Uniti i livelli occupazionali nei centri di distribuzione sono ora ai massimi storici e gli stipendi saliti ben oltre i 18 dollari l’ora. Sempre negli Usa, Amazon, nel periodo natalizio, ha dovuto impiegare 150 mila lavoratori temporanei. La manodopera disponibile in questo settore è scarsa e per attrarli, le aziende offrono bonus, aumenti salariali accelerati e rimborso delle tasse scolastiche.
A lungo termine il discorso cambia. Proprio la difficoltà di reperire manodopera e il crescente costo del lavoro stanno spingendo molte aziende a programmare un massiccio impiego di robot nei prossimi anni.
Un approfondimento pubblicato dalla società di consulenza Mckinsey – “Automation has reached its tipping point for omnichannel warehouses” – giunge ad affermare che “l’automazione è un imperativo per la crescita sostenibile” delle aziende del settore della distribuzione. Ciò significa che saranno necessari più robot, di versioni ancor più efficienti, al fine di sostituire non solo le macchine già impiegate ma, in prospettiva, anche per svolgere i rimanenti lavori eseguiti dagli esseri umani. Si prevede che il mercato dell’automazione dei magazzini crescerà a un tasso annuo composto del 23% per un valore di oltre 50 miliardi di dollari entro il 2030.
Una delle aziende che ha deciso di puntare forte sull’automazione è Ocado, attiva nel Regno Unito come supermercato online. I robot di Ocado lavorano nel cosiddetto “alveare”, una gigantesca griglia metallica presente nei centri di distribuzione. Ogni “alveare” contiene prodotti immagazzinati in casse di plastica. All’arrivo degli ordini, un robot preleva una cassa e la trasporta a una stazione di prelievo. Qui subentra un lavoratore che prende gli articoli di cui ha bisogno, li scansiona e li inserisce in una borsa, esattamente come avviene in un supermercato. I robot di Ocado sono coordinati da un sistema informatico basato sull’intelligenza artificiale, che comunica con ogni macchina su una rete wireless. Il sistema consente all’attuale tipologia di robot, la serie 500, di raccogliere tutta la merce richiesta per un ordine di 50 articoli in meno di cinque minuti. Ma è già prevista l’introduzione sul mercato della serie 600, che svolgerà l’attività delle precedenti macchine in un arco temporale inferiore e con meno consumo di energia. Non solo, ma la serie 600 sarà in grado di lavorare presso “alveari” più piccoli e potrà dunque essere impiegata anche in centri di distribuzione di dimensioni ridotte collocati all’interno delle città, più vicini al cliente.
Anche Amazon ha sviluppato una nuova versione dei suoi robot più piccola della precedente. Si chiama Pegasus ed è chiamata a sostituire Kiva, consentendo, anche in questo caso, di aprire centri di distribuzione più piccoli all’interno dei centri urbani.
Ciò determinerà una ulteriore accelerazione del commercio online a discapito dei negozianti. Al momento, la funzione “umana” che resiste nei centri di distribuzione è quella dell’imballaggio, che le macchine ancora non riescono a svolgere con la necessaria delicatezza. Per questa ragione nei periodi di punta, come quello natalizio, le aziende sono obbligate ad assumere lavoratori temporanei e a ben retribuirli. Ma nel lungo periodo, intendono automatizzare anche questa fase del processo.
Secondo il rapporto sulla robotica di magazzino intitolato “Mobile Robotics in Logistics: Hundreds of Billion Dollar Market in 20 Years?”, curato da Zehao Li per IDTechEx, società di analisti britannica, ci vorranno 10-15 anni prima che i robot dimostrino di essere abili nel prelevare e imballare le merci. Questa evoluzione è legata allo sviluppo e alla diffusione di robot mobili, che hanno la capacità di spostarsi in un determinato ambiente consentendo di automatizzare le operazioni che necessitano di maggiore flessibilità.
Il rapporto di Zehao prevede una crescita costante del mercato della robotica mobile per la logistica nel periodo 2022-2042, fino a raggiungere dimensioni di centinaia di miliardi di dollari.
Siamo dunque di fronte ad un nuovo balzo del commercio online e ad una esplosione del mercato della robotica. Ma siamo sicuri che ne deriveranno complessivamente conseguenze negative sul fronte dell’occupazione?
La storia ci dice che la prima fase di automazione registrata tra fine Ottocento ed inizio Novecento, ad esempio con l’inserimento negli stabilimenti industriali della “macchina etichettatrice” o della “macchina lavabottiglie”, effettivamente portò alla sostituzione di lavoratori prima incaricati di svolgere queste funzioni, ma creò anche altre forme di impiego.
Negli anni ’60 del Novecento negli uffici lavoravano migliaia di centralinisti telefonici. Si tratta di un lavoro che è quasi scomparso da quando le centrali sono diventate automatizzate, ma il numero di occupati nel settore delle telecomunicazioni è aumentato vertiginosamente.
D’altronde, qualcuno dovrà pur costruire i robot che saranno impiegati nei magazzini. La nuova fabbrica di Amazon Robotics aperta a Westborough, in Massachusetts, ha già annunciato il reclutamento di 200 nuovi profili, di alto livello e di ambito ingegneristico, da impiegare nel settore dello sviluppo, della produzione e del testing dei robot. Così come l’ulteriore ampliamento del commercio online consentito dalla robotica determinerà una crescita di occupazione nell’ambito dell’e-commerce.
Si tratta della realizzazione di quella “distruzione creatrice” di schumpeteriana memoria, ben evidenziata da uno studio pubblicato da Philippe Aghion, Celine Antonin, Simone Bunel e Xavier Jaravel, dal titolo “What are the Labor and Product Market Effects of Automation? New Evidence from France” (2020). Dallo studio, emerge che a un incremento dell’1% del grado di automazione di uno stabilimento corrisponde una crescita dell’impiego pari allo 0,25% nell’arco di due anni e dello 0,4% sui dieci anni. Insomma, sempre per citare Philippe Aghion, “l’automazione induce guadagni di produttività, incrementa la domanda e la produzione e quindi crea nuovi posti di lavoro”.