Il peso del lockdown per Pmi e start-up: l’innovazione è la chiave da cui ripartire

Il mondo delle Pmi, piccole e medie imprese, il cuore produttivo dell’Italia, sta pagando i due mesi di lockdown a causa del Coronavirus con una perdita del fatturato di circa l’80%. Il dato, che emerge da un’indagine di Promos Italia riportata in un articolo del Sole24Ore, si riferisce alle aziende italiane, ma il calo e la crisi coinvolgono le realtà di tutto il mondo. Le aziende non solo non stanno vendendo, ma segnalano anche difficoltà negli approvvigionamenti e nei rapporti, viste le limitazioni nei trasporti nazionali e internazionali. E a mancare è anche la liquidità.
La situazione delle Pmi in questi mesi
Nonostante la ripartenza per molte attività ci vorranno diversi mesi, se non addirittura un anno, prima di rimettersi in sesto, perché anche nelle settimane che verranno non si prevedono grandi guadagni. E molte Pmi rischiano di chiudere entro dicembre, perché lo smart working non ha funzionato per tutti (pensiamo ad esempio al mondo del turismo, ma anche a molte aziende artigiane).
Inoltre chi ha potuto continuare a lavorare o ha da poco riaperto la propria attività ma in maniera ridotta, ha dovuto anche far fronte a una serie di misure di contenimento del virus piuttosto esose: sanificazione degli ambienti, distribuzione di prodotti per la protezione personale, orari diversificati per i dipendenti, prolungamento smart working, in altri casi anche ferie e cassa integrazione. Mentre se pensiamo a ristoranti, negozi ma anche agli alberghi e al comparto turistico c’è da calcolare anche che gli spazi ridotti dal distanziamento sociale comportano un minor numero di clienti, e quindi meno guadagni.
I dati dell’Eurozona di aprile per le Pmi del settore manifatturiero non sono buoni: il 34.5 è il peggior dato dal marzo del 2009, a risentirne è ovviamente anche l’occupazione, che si prevede possa toccare i livelli della crisi finanziaria del 2008.
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Le misure del Decreto Rilancio a favore delle imprese
Il Governo ha previsto delle misure e degli incentivi, contenute nel nuovo Decreto Rilancio, per cercare di andare incontro alle imprese. Sono stati attivati dei fondi di garanzia per finanziamenti a favore di Pmi e start-up, con lo scopo di fornire liquidità al momento della ripartenza; rinviati alcuni pagamenti delle tasse in scadenza; sono stati effettuati poi degli sconti sulle bollette; attivate sovvenzioni per gli affitti e altri incentivi anche dalle singole Regioni. Ci vorrà del tempo prima di capire se questi interventi saranno sufficienti per gli imprenditori ad andare avanti nel lungo periodo.
Il segreto per ripartire è l’innovazione
Per le Pmi e le start-up sarà fondamentale anche innovarsi e investire sul digitale, magari sfruttando proprio il momento epocale che impone un cambiamento. Le Pmi e le start-up sono le aziende più agili e più aperte alle trasformazioni, e possono abbattere alcuni costi aumentando anche la produttività.
In questi mesi si è sperimentato con una forzatura lo smart working, e proprio da questa rivoluzione nel mondo del lavoro può arrivare la fortunata di Pmi e start-up. Viste le loro dimensioni più ridotte e meccanismi agili di produzione, la dislocazione dei dipendenti più ridurre i costi di ufficio. Inoltre la maggiore flessibilità e mobilità potrebbe attrarre importanti professionisti del settore.
Bisognerà fornire però a un team che lavora a distanza la tecnologia migliore per adempiere a tutti i propri impegni. Investire nella tecnologia aumenterà di sicuro anche la produttività, ma tra le priorità va inserita anche la sicurezza per ridurre le minacce e la possibilità di cyber attacchi. Ultimo, ma non meno importante, l’edge computing per l’elaborazione dei dati, che andranno gestiti in modo efficace. In futuro l’archiviazione dei dati dovrà avvenire in un ambiente sempre più vicino a quello in cui sono creati.
Alcuni esempi a sostegno delle Pmi
A favore della filiera della moda e delle piccole e medie imprese di questo settore si sono mossi Gucci e Intesa Sanpaolo che hanno sottoscritto un accordo su un programma di sviluppo e crescita. L’obiettivo è quello di sostenere, con finanziamenti in tempi rapidi e altre agevolazioni, i fornitori che ruotano attorno a Gucci e aiutarli nel rilancio dopo questa emergenza e allo stesso tempo sostenere l’azienda che rappresenta il made in Italy e dà lavoro a oltre 20mila persone.
Nella filiera agricola, invece, proprio il 76% delle piccole e medie imprese sostiene che per uscire da questa crisi innescata dal Coronavirus sia necessario un investimento nell’innovazione. Il dato emerge da uno studio promosso da OfficinaMps, laboratorio permanente della banca Monte dei Paschi di Siena, realizzato con Swg e di cui si parla in un articolo del quotidiano La Stampa, in cui banda larga, energie rinnovabili, piattaforme digitali e strumenti per magazzini intelligenti sono gli strumenti necessari per ripartire. Una svolta green a cui lavorano anche Coldiretti, con Filiera Italia e Bonifiche Ferraresi che stanno pensando alla nascita di un piano nazionale dell’agrifood 4.0. Innovazione su tutti i fronti per superare le criticità emerse con l’emergenza sanitaria di questi mesi.
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